SAN SILVIANO
La chiesa di San Silviano è una delle più antiche del territorio di Terracina. Essa si trova ai piedi di Monte Leano, nel limite occidentale di quella che una volta era denominata la “Valle dei Santi ”, in quanto luogo di sepoltura dei primi cristiani.
Secondo la tradizione, nei primi decenni del V sec. a Cartagine viveva Silviano, un uomo di profondo zelo religioso e di attaccamento alla fede. I Vandali di Genserico che invasero l’Africa in quel periodo e che erano di religione ariana, lo perseguitarono incarcerandolo e torturandolo con crudeli supplizi. Silviano sopportò tutte le sofferenze riconfermando sempre la sua fede cristiana. Temendo che il suo martirio potesse formare altri proseliti alla sua fede, i persecutori lo imbarcarono con tutta la sua famiglia, il padre Eleuterio, la madre Silvia e la sorella Rufina, sopra un barcone vecchio e fatiscente sicuri che l’imbarcazione sarebbe in breve affondata. Ma protetta dal Signore la barca approdò sulle coste della Campania e gli scampati si recarono a Terracina. Qui non presero dimora dentro le mura della città, ma si stabilirono ai piedi del Monte di Feronia (oggi Leano), dove vissero in umiltà e preghiera.
Ben presto la presenza di Silviano fu conosciuta in seguito ad una serie di miracoli da lui operati e tutta la popolazione accorse presso di lui acclamandolo. Morto il Vescovo di Terracina Giovanni nel 443, il clero e il popolo chiamarono Silviano a succedergli. Dopo soltanto nove mesi anch’egli morì e fu eletto Vescovo il padre Eleuterio che diresse i fedeli terracinesi per alcuni anni e morì in età molto avanzata. I due vescovi furono sepolti presso il S. Salvatore, originario titolo della chiesa di S. Silviano, modificato nel X sec. quando si scoprì il corpo del Santo e la chiesa venne trasformata e riconsacrata.
La memoria e la venerazione di Terracina verso San Silviano è tuttora sempre viva e profondamente radicata. Caratteristica è la festa che si celebra in onore del Santo il primo maggio. Alle prime ore del giorno la statua del Santo viene portata dalla Cattedrale di San Cesareo alla Chiesa di San Silviano, accompagnata da una moltitudine di cittadini festanti, soprattutto contadini che hanno scelto il Santo quale protettore dei campi e dei vigneti in particolare ( basti ricordare le enormi distese di vigne presenti fino a pochi decenni fa in tutta la “Zona della Valle”). Poiché nessun particolare del racconto della vita di San Silviano lo dimostra legato alle attività agricole, si ritiene che a farlo diventare protettore dei campi sia stato il suo nome uguale o affine a quello di una divinità pagana campestre di nome Sylvanus. Il dio Sylvanus era la massima divinità terracinese, espressione della religiosità della realtà contadina della Valle del territorio. Era la divinità che doveva presiedere a tutti gli aspetti della vita contadina: la semina, il raccolto e la vendemmia. Infatti un piccolo santuario a quel dio sorgeva sulle pendici sud-occidentali del monte S.Angelo in località La Fossata del quale si dovrebbero trovare ancora le rovine. Una tradizione quindi che dura da millenni e che vede trasformare il dio pagano Sylvanus in San Silviano, a cui infatti è dedicata la Chiesa nella Valle dei Santi.
Ma la devozione per San Silviano ha varcato gli oceani: un gruppo di terracinesi emigrati anni fa in Uruguay, e precisamente a Solis Grande (Montevideo), ha qui fondato la comunità di San Silviano elevandolo a protettore della cittadina e festeggiandolo, come a Terracina, ogni I° Maggio con processione, messa solenne, giochi e attrazioni.
LA CHIESA DI SAN SILVIANO
La Chiesa, sorta sulle rovine di una villa romana, è d’epoca molto antica.
Inizialmente il suo nome era S. Salvatore, trasformato in S. Silviano dopo il ritrovamento dei resti del santo in questa zona. Dalle cronache del tempo risultano donazioni alla chiesa a partire dal V sec.
Prima dell’anno mille sorse nella località un monastero di frati benedettini ai quali il conte Crescenzio, signore di Terracina, donò un’amplissima zona di terre e peschiere, che nel 1227, non essendoci più il convento, furono donate alla Cattedrale di Terracina.
Dopo il medioevo la chiesa conobbe un lungo periodo di abbandono. La ritroviamo, nel 1727, con una sola navata, coperta con tetto e pavimentata; il presbiterio si trova ad occidente e sull’altare maggiore si trova il quadro con l’immagine di S. Silviano; sul lato sinistro si trova una cappelletta voltata, con altarino e dipinti murali con l’effigie del Santo, luogo di grande venerazione popolare poiché proprio qui vennero probabilmente ritrovati i corpi di Silviano e quelli dei componenti della sua famiglia.
Anche se oggi è ad un’unica navata conclusa da un abside, all’origine la chiesa era a tre navate impostate su colonne di granito grigio. Prima del restauro del 1978 lo si poteva constatare osservando il lato destro dove erano ancora visibili la fila di arcate a tutto sesto che dividevano la navata centrale da quella di destra e un capitello murato con sotto l’imposta di una colonna.
Nel 1978 una donazione di una nobildonna, tale Ada Fabbrini in memoria del marito il Generale Ugo Tirelli, ha permesso il restauro della chiesa, l’abbellimento delle cappelle e la pavimentazione totale. La signora ha anche donato un tabernacolo a forma di fiamma che venne posto al centro della navata frontale. Ma tale restauro ha alterato molto l’antica struttura, anche se non completamente, come si vede all’esterno della zona absidale, dove si conserva la parte più antica del monumento. E’ qui che troviamo la cappella di Santa Silvia, dove si trovano affreschi del Trecento.
Attualmente la navata laterale sinistra ospite la sacrestia, la cappellina della Madonna e ambienti di servizio, mentre risultano scarsi i resti della navata destra.
Successivi restauri da parte dei parroci che si sono succeduti in questi ultimi anni hanno permesso di riportare alla luce parte degli antichi muri in pietra viva.





















